La storia di Sara e Duilio:
«La nostra Little Trepuzzi a Bruxelles»
Sara Solazzo e Duilio Ingrosso
Bruxelles ci ha accolti diversi anni fa: le prime valige sono state le mie, poi si sono aggiunte quelle di Duilio, mio marito. Entrambi trepuzzini, figli di trepuzzini, con capacità linguistiche che spaziano dall’italiano al dialetto e un’obbligata conoscenza di inglese e francese.
Io, Sara, sono partita nel 2008 per una laurea Magistrale in Studi Europei a Torino e poi sono arrivata a Bruxelles nel 2010 per lavorare come European Policy Advisor in un ufficio di rappresentanza che cura le relazioni con l’Unione Europea.
Duilio ha lasciato Trepuzzi nel 2008, dopo aver completato gli studi al Conservatorio Tito Schipa, per proseguire la sua formazione artistica a Roma e calcare palchi internazionali. E poi nel 2014 mi ha seguito in Belgio per provare a vedere se è vero che anche i lobbisti della European Bubble si divertono ascoltando jazz.
Per entrambi è stato sin da subito un piacere vivere all’estero, siamo expat per scelta. Tuttavia ci mancano la famiglia, il mare di Casalabate, la festa della Madonna Assunta e i cornetti “crema e nutella”. Lavoriamo stabilmente, sebbene il Covid abbia colpito molto il settore di Duilio che però è riuscito ad ottenere gli aiuti dello Stato avendo dimostrato di aver sempre lavorato regolarmente in Belgio negli anni precedenti. È sicuramente la passione che ci ha aiutato a superare alcuni ostacoli, prima linguistici poi culturali e che ci ha sostenuto nell’affrontare le conseguenze dell’incubo della pandemia.
Il Covid, infatti, ci ha sorpresi in attesa del nostro secondo figlio: chiusi in casa come il resto del mondo, con una bambina di un anno e mezzo, Elena, che si è ritrovata a vivere la sua quotidinaità non più in un nido francofono (come abituata sin dal suo quinto mese di vita) ma in un ménage “trepuzzinofono”. Leonardo è nato a Bruxelles nel dicembre 2020 senza che la nostra famiglia di origine lo conoscesse per sette mesi a causa delle regole anti-covid imposte e per buonsenso.
Il Covid ci ha fatto soffrire senza nemmeno esserne contagiati, togliendoci le consuete occasioni di riabbracciare la nostra famiglia trepuzzina e facendo maturare in noi la consapevolezza che i voli aerei stancanti delle sei del mattino siano la cosa più bella e meno scontata della nostra vita all’estero.
La “comunità” europea che mi ha accolto, sia lavorativamente che personalmente, non mi è mai bastata e per sentirmi pienamente me stessa ho dovuto costruire una comunità italiana di amici a Bruxelles, costituita da una ben partecipata comunità pugliese a Bruxelles, all’interno della quale esiste una ristretta comunità trepuzzina a Bruxelles che sta dando vita ad una nuova comunità di giovanissimi italo-belgi a Bruxelles.
Per Duilio l’esperienza musicale nella realtà bandistica pugliese ha rappresentato la prima grande comunità che forma il professionista per renderlo capace di collaborare e confrontarsi con l’immensa varietà di culture presenti nel mondo. La banda non lo ha abbandonato nemmeno a Bruxelles e quando suona nelle sperdute e fredde Ardenne o in un caldo e accogliente jazz club, cerca sempre la sua “banda a sud”.
Questa comunità è stata la nostra famiglia quando avevamo bisogno di famiglia, quando avevamo bisogno di Trepuzzi: sempre.