Di zucchero, catrame e pensieri
fin dove arriva il mare…
“La lontananza, sai, è come il vento, spegne i fuochi piccoli ma accende quelli grandi, quelli grandi” scriveva uno dei più grandi artisti della canzone italiana, Domenico Modugno.
Proprio quel vento, la lontananza, ha acceso il mio di amore, l’amore che provo per la mia terra e per il mio paese.
Sono Francesca Colelli, studentessa di 20 anni e da poco mi sono trasferita a Milano, dove frequento la facoltà di Economia & Management per Arte, Cultura e Comunicazione all’Università Bocconi. Le luci calde dei vecchi tram, il sorprendentemente non così raro cielo spoglio di nuvole che abbraccia la Madonnina, lo “zucchero e catrame”, come cantava Dalla, che sembra prenderti e stringerti nella morsa della sorte, tra il successo e il fallimento, nel sentirti in un perenne carosello con la musica che ti accarezza o in un enigmatico paese dei balocchi che nasconde ciò che non vorresti sapere o vedere.
Tutto questo mi ha riportato ad un antico amore, forse mai sbocciato prima della partenza, ma che qui ho avvertito più che mai, prepotente nella mente, come se i pensieri fossero ancora lì, nella terra che in qualche modo mi ero lasciata alle spalle.
Sono i dettagli, che inevitabilmente si perdono in una grande città come Milano, a mancarti. Camminare nei luoghi dei ricordi, sorridere ogni volta agli stessi volti, rifugiarti nelle onde del mare che non hanno stagione e che crescono con te, che prendono per mano ciò che sei, seppellendo sotto la sabbia ogni tristezza, ma soprattutto quel senso di comunità, di appartenenza: conoscere il mio paese come me stessa e conoscere me stessa attraverso il mio paese.
Quel legame, quel filo rosso annodato stretto, lo sento sempre, in ogni piccola cosa che faccio quotidianamente e proprio a Milano ho capito come anche un piccolo paese possa essere vivo nelle infinite possibilità che ha davanti a sé. È una terra fertile che va coltivata, curata, scoperta. Ha un fuoco che difficilmente si trova altrove, alimentato dalla presenza di tante persone pronte a mettersi in gioco in ogni campo, dallo spirito di chi ha il cuore tra le proprie radici e la voglia di prendere parte allo sviluppo della propria casa.
Credo fermamente che il contributo di ognuno possa generare quel circolo virtuoso necessario per accelerare la crescita di Trepuzzi, per valorizzare le innumerevoli ricchezze che già possiede, affinché sia il riflesso delle nostre unicità. A Milano sto imparando a scandagliare parti di me ancora insondate, a gettare in acqua i remi per farmi guidare unicamente dal vento, ad accettare che non solo la meta, ma anche tutte le possibili direzioni siano ancora opache.
Un’unica cosa è cristallina: la volontà di dare un contributo al mio paese, per rafforzare quel nodo perché niente lo possa sciogliere. Nella domanda “chi sono io?” c’è l’eco di due altre domande: “da dove vengo? Dove vado?”. E se, da una parte, sto ancora cercando la risposta alla seconda domanda – sperando che il mio corso di studi, la mia passione per l’arte, la cultura e la politica mi aiutino in questo – dall’altra, conosco benissimo la risposta alla prima. E in questa risposta c’è tutto l’amore per la mia terra e il desiderio di poter aiutare a piantare, su quel campo fertile, il germoglio di una comunità dal futuro sempre migliore.