La sfida del “Made in Trepuzzi”:
«la mia scarpinata fino alla capitale della moda»
Trepuzzi è la mia casa. Il mio passato, il mio presente e anche il mio futuro. Un futuro che prende forma da un percorso di vita globale e multietnico che mi ha portato a considerarmi, da trepuzzino, un cittadino del Mondo. Così come non esiste meta se non si ha un porto da cui partire, allo stesso modo io non avrei mai saputo dove andare se non avessi avuto le radici saldamente ancorate tra le vie e le genti del mio amato paese. Care lettrici e cari lettori, mi presento: sono Antonio Emanuele Benegiamo, trepuzzino, classe ’90, nato e Lecce ma cresciuto “ovunque”.
“Figlio d’arte” di terza generazione, nato con l’odore del pellame già addosso e vissuto tra le strade e le aiuole di Rione Padre Pio, con il peso di un bagaglio culturale e tecnico che affonda le sue radici nella metà del secolo scorso. Vi chiederete: “perché un peso?”. Perché non sempre un “peso” equivale ad un ostacolo nella vita, piuttosto ad una responsabilità…una “missione”. Quella di conoscere, portare avanti e far crescere la tradizione calzaturiera a cui mio nonno ha dato vita più di mezzo secolo fa. Fortunatamente non sono solo in quest’ardua impresa: al mio fianco c’è anche mio cugino Andrea. Ho amato fin da subito il mondo della calzatura e non ho mai pensato di fare altro al di fuori di questo.
Conclusi gli studi liceali, sono partito per il mondo. Laurea Triennale in Economia e Marketing alla Cattolica di Milano, “Marketing & Business English Intensive Program” alla UCLA di Los Angeles, Laurea Specialistica in Economia e Gestione dei Sistemi di Impresa in Ca’ Foscari a Venezia e “Design e Prototipazione della Calzatura” alla scuola internazionale ARSUTORIA, a Milano. “Vai, prendi, apprendi e porta a casa” era il motto. Nel mezzo, ci ho messo anche un tirocinio come volontario in una No-Profit di bambini nelle Favelas del Brasile, occupandomi di Marketing Sociale e Crow-Founding. Far del bene nella vita degli altri è un tassello fondamentale per far bene nella propria.
Al termine di questo lungo percorso, sono ritornato finalmente in “porto”. Ho fin da subito spaziato su tutti i fronti: design, produzione, logistica, commerciale e ICT, concentrando l’attenzione sulle aree che avevano maggiore bisogno di innovazione. In partenza mi sono fatto carico in toto dell’area Marketing, innovandola e attivando al suo interno un progetto che, andando a valorizzare il prodotto, i marchi e le aree aziendali già consolidate, ci ha portato come team ad allargare la nostra presenza ben oltre il “MICAM” di FieraMilano, esposizione Internazionale dove la nostra azienda contava già una presenza quasi trentennale. Remando tutti insieme nella stessa direzione, siamo riusciti ad approdare nel Febbraio 2020 al WHITE, l’evento fieristico centrale della Settimana della Moda milanese. E poi, sul più bello, è arrivato il Covid. Il mondo si ferma e ahimè…ci fermiamo pure noi.
La breve, seppur intensa “pausa”, con tutto ciò che ne è conseguito, ci ha obbligato a rivedere i piani e a “congelare” i progetti. Ho ri-esternalizzato totalmente l’area Marketing, con l’obiettivo di mantenere i risultati fino a quel momento raggiunti e mi sono concentrato sulla gestione della produzione. Riorganizzare i processi, consolidando e coordinando nuove abitudini tra le varie fasi della catena di produzione, mi ha permesso una sempre più massiccia raccolta analitica dei dati. Sono convinto che l’automazione e il potenziamento della raccolta dei dati possa portare, nel breve termine, a un aumento della produttività e a un efficiente monitoraggio della stessa. Credo poi che, a lungo termine, possa anche creare nuovi posti di lavoro, aprendo la strada a una programmazione della produzione più snella e flessibile, pronta ad affrontare in maniera rapida le sfide di un mercato sempre più segmentato e imprevedibile.
Se per molti il Covid ha significato “allungare le distanze” dagli affetti, per me non è andata proprio così. Devo ammettere che in questo sono stato molto fortunato. Tuttavia, la pandemia ha sicuramente prolungato la strada che conduce ai miei sogni. “Prolungato”…sì. Perché la via da percorrere per me è sempre questa. Se un giorno dovessero chiedermi il motivo per cui sono tornato risponderò che, in fin dei conti, non me ne sono mai andato.