QUANDO

LA CASA DELL'ABATE

DIVENTA L'ADORATO RIFUGIO DI TUTTI

Fine maggio: al via le pulizie. Giugno: il mese del grande esodo, o quantomeno l’avvio. 13agosto: il controesodo. Conclusa la festa patronale, si ritorna al mare.

Quello tra i trepuzzini e la marina di Casalabate è un rapporto consolidato, scandito da queste certezze. Poche, chiare e irrinunciabili. In primavera, complice il ritorno delle belle giornate, ci si dedica ai lavoretti di restyling della casa al mare. A fine maggio tutti al nastro di partenza: parte l’operazione “grandi pulizie”. A inizi giugno è la volta del trasloco: scatoloni, valigie, buste, la “spesa grossa” e via. A luglio, senza alcun dubbio, la villeggiatura è bella che iniziata.

Il 13 di agosto è poi la volta del controesodo: 14 e 15 appuntamento con le celebrazioni e la festa in onore della Madonna Assunta. Tornare a Trepuzzi è il primo atto devozionale.

Il 15 agosto la sveglia suona di buon mattino: c’è la fiera, in centro. Per godersela senza stress, bisogna battere d’anticipo sul gran caldo delle ore di punta. A pranzo, poi, la festa si sposta in tavola. Attenzione alle “controindicazioni”: frasi come «mamma, resto al mare» possono   incrinare   gli   equilibri   familiari.   La   sera, infine,   largo   ai festeggiamenti: bancarelle, banda e fuochi. Il 16 di agosto è, infine, la volta del contro-contro esodo: si torna nelle case al mare. Attenzione: non senza aver abbondantemente innaffiato le piante trepuzzine.

Casalabate è il prolungamento vista mare di Trepuzzi. È la certezza di potersi garantire, anche solo in due risicate ore libere, un tuffo e un panino in spiaggia. Anche in inverno, quando spunta il   primo   sole  che   scalda  più   degli   altri,  la     passeggiata è senza dubbio sul lungomare di Casalabate, possibilmente al mattino o nel primo pomeriggio, subito dopo il pranzo.

Casalabate è la camminata scalzi sull’asfalto cocente, di ritorno a casa, dopo aver raccolto di fretta l’asciugamano e salutato gli amici che una casa al mare non ce l’hanno. Aggiungo una chiosa per i fortunati nati negli anni ’90, come me: Casalabate, per gli adolescenti sprovvisti di casa al mare, era il sogno da inseguire ogni sera. Cosa non si faceva per raggiungere gli amici sul lungomare!

Quante promesse sono   riusciti   a   strapparci   i   genitori   per   farci   guadagnare   la tanto agognata uscita   serale a Casalabate? Senza una casa e un passaggio, eri da solo, in una Trepuzzi quasi del tutto deserta. Poi le cose sono via via cambiate. Se resti a Trepuzzi in estate ti ritrovi comunque da solo, sia chiaro. Ma se non hai un passaggio in auto, al mare ti ci porta la navetta. E non è cosa da poco. Chi ha vissuto la sua assenza, lo sa.

Ciò che è certo è che Casalabate è e resta uno stato d’animo. È la doccia veloce in bichini in cortile, la frisellata improvvisata con chi viene a trovarti, il capriccio del cornetto caldo da raggiungere a piedi a mezzanotte, i lunghi tornei di burraco che coinvolgono tutto il vicinato, i piattini di fichi appena raccolti che si distribuiscono per tutta la strada.

E ancora: il caffè in ghiaccio con il latte di mandorla dopo la pennichella, la capatina in spiaggia – dopo aver cucinato – al solito posto, dove sai di trovare la compagnia di sempre, con una sorta di tacito appuntamento. Casalabate è il camioncino dei gelati che ti porta comodamente a domicilio una bella vaschetta e le pagnottine, che nei freezer non possono mancare. È la fetta di anguria mangiata in giardino, con i capelli ancora bagnati e i piedi sporchi di sabbia.

È la biciclettata a petto nudo, i piedi sciacquati alla fontana, il profumo del pollo allo spiedo per strada, quello che «quasi quasi oggi lo prenotiamo e non cucino».

Casalabate… che solo a nominarla, ti senti già in vacanza. Casalabate, che a breve cambierà volto. Casalabate che ha tanto da offrire e altrettanto da dover reinventare, per stare al passo con i tempi. Casalabate, a cui abbiamo deciso di dedicare un intero numero del nostro giornale, per raccontare quello che è stato, che è e che immaginiamo possa diventare.

E allora cara Casalabate, ecco qualche consiglio fresco di battitura. Perché tu possa riconoscerti sempre come la “Casa dell’Abate”, ma il rifugio di tutti. Quello più bello e spensierato.

Erica FIORE