EDITORIALE - GIUGNO 2022
Dobbiamo ammetterlo: la ricerca di una soluzione è più spasmodica e concreta quando siamo in emergenza.
La verità è che prima di arrivare a situazioni limite, i problemi – che pure esistono e sono evidenti – non sembrano sfiorarci. O almeno, non a tutti e mai abbastanza.
È quello che sta accadendo con l’allarme siccità, solo per citare un esempio. «Evitate gli sprechi» rilanciano oggi dalle poltronissime romane. E ancora: «pensateci due volte prima di lasciare aperto un rubinetto mentre lavate i piatti o i denti».
Come se fare tutto questo, in assenza di “allarmi” diramati a destra e a manca, possa essere normale o giustificabile. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che un quarto del territorio nazionale risulta adesso a rischio desertificazione.
In Puglia, ad esempio, lo stesso copione si ripete da anni per il ciclo dei rifiuti. Periodicamente, su questo eterno incompiuto si leggono questi titoli: «allarme impianti stracolmi», «raccolta a singhiozzo, rischio collasso», «camion in fila, la spazzatura resta in strada».
Per anni è sembrato un «al lupo, al lupo», perché una soluzione tampone alla fine si trovava sempre. Tampone, appunto. Una toppa in grado di contenere lo strappo senza lasciare scontento nessuno, tirando una coperta che via via, però, si è fatta sempre più corta.
Una toppa che è andata bene fino a quando, anno dopo anno, la smagliatura non è diventata un buco, un vuoto, una lacuna da colmare in modo definitivo. Ed è a quel punto che è spuntato sotto il naso – bello, pronto e impacchettato – un impianto di compostaggio al confine di due comuni che non lo vogliono: Surbo e Trepuzzi.
E adesso diciamocelo: quanti di noi hanno compreso la portata del problema soltanto dopo aver sentito parlare dell’impianto ipotizzato in località “Masseria Ghetta”? Quando il problema ci tocca da vicino, chissà come mai, sentiamo risvegliarsi quel senso civico che, in alcuni casi, non sapevamo neanche di avere.
La lungimiranza: questo ci manca. La capacità di proiettarci in un futuro, neanche tanto lontano, derivato dalle nostre scelte. Il mozzicone lanciato dal finestrino, i resti del pranzo abbandonati in spiaggia, la mobilia nei campi, l’uso esasperato dell’auto anche per brevi tragitti: sono soltanto alcuni dei tantissimi esempi di “pigrizia” e disimpegno quotidiano, mosso da superficialità e menefreghismo.
Anche i decisori giocano un ruolo cruciale in tutto questo: arenati in un meccanismo inadeguato di problem-solving, hanno dimenticato l’importanza della prevenzione e dell’educazione. Le uniche due pedine che, giocate nel modo giusto, potrebbero chiudere una partita decisiva per l’intero pianeta.
Ecco perché dedichiamo questo numero all’ambiente: lo facciamo con l’intento di pungolare le coscienze assopite, risvegliate in estate dagli allarmi siccità, incendi o plastica in mare. Lo facciamo per far riscoprire loro una natura viva e vegeta tutto l’anno, meritevole SEMPRE di amore e rispetto.
ERICA FIORE