NATURALMENTE CASALABATE

IL MARE CHE NON TI ASPETTI

Casalabate dal punto di vista naturalistico è uno scrigno da scoprire. I trepuzzini per raggiungere la marina di Casalabate percorrono inconsapevolmente un viaggio nel tempo geologico.

In effetti la strada provinciale 100, a partire dall’Abbazia di Cerrate in direzione della marina, attraversa delle dune fossili, le quali conferiscono alla sede stradale un caratteristico e suggestivo sali e scendi che conduce fino al mare.

La strada è costeggiata per tutto il suo tragitto dalla presenza di uliveti secolari che hanno preso il posto dell’antica querceta che ricopriva il Salento, della quale resta come unica testimonianza il vicino Parco di Rauccio.

Giunti a Casalabate, originariamente il paesaggio era costituito da una costa bassa e sabbiosa, bordata da un cordone dunale che si estendeva per circa 30 chilometri. Dietro le dune erano presenti paludi e lagune, bonificate poi nei primi anni del ‘900 con lo scopo di lasciare spazio a terreni da coltivare e di debellare la malaria.

Negli anni 70 del ‘900, questo territorio inizia a essere fortemente antropizzato, in primis dagli stessi contadini che possedevano quelle terre, i quali avevano capito la bellezza del posto, ma non sono stati in grado di preservarlo vista la spontanea e disordinata urbanizzazione.

Raggiunta la spiaggia, questa si presentava con un vasto arenile e grandi dune di sabbia in corrispondenza dell’attuale linea di riva. Ciò è testimoniato della presenza di dune fossili che oggi ci appaiono come scogli emergenti dal basso fondale, indice che il mare si trovava in una posizione molto più arretrata rispetto a quella attuale.

Oggi Casalabate si presenta con una sabbia unica nel suo genere. Tale unicità è data dall’alternarsi di strati di colore chiaro e di colore scuro, quest’ultimo molto spesso associato a fattori inquinanti come lo sversamento di petrolio.

Ebbene non è così! La suddetta sabbia è composta da piccolissimi frammenti di gusci calcarei di animali marini che hanno concluso il loro ciclo di vita, i quali conferiscono il colore chiaro, mentre il colore scuro è dato dai sedimenti trasportati dal Fiume Ofanto che sfocia a Nord di Barletta, il quale erode un vulcano ormai spento (il Monte Vulture) situato in provincia di Potenza.

Tali sedimenti, raggiunto il mare, vengono presi in carico dalle correnti marine e vengono successivamente depositati lungo la costa e, dopo un viaggio di circa trecento chilometri, trovano finalmente riposo a Casalabate. È in questo modo che alimentano la sua spiaggia. Si crea così un habitat ideale a ospitare in inverno diverse specie di uccelli palustri e acquatici come il fratino, il chiurlo, la garzetta, il cormorano.

Un’altra componente molto importante della spiaggia di Casalabate è la Posidonia Oceanica. Ecco, sfatiamo un mito: la Posidonia è una pianta acquatica, non un’alga.

Le alghe che tanto odiamo e che vediamo depositarsi sulla riva, altro non sono che le sue foglie perse durante l’autunno e che sono fondamentali per preservare il litorale dall’erosione durante le mareggiate invernali.

Di più: per chi non lo sapesse, la Posidonia è un ottimo indicatore del buono stato di conservazione del nostro mare e ha un grande valore ecologico, in quanto va a comporre uno degli ecosistemi più importanti e ricchi di biodiversità.

Casalabate, dunque, ha un fascino che difficilmente si trova altrove. È molto ricca dal punto di vista ambientale e non a caso il suo tratto di mare è considerato un Sito di Interesse Comunitario (SIC). Ora sta a noi proteggerla, scoprirla e valorizzarla, con l’intento di lasciarla meglio di come l’abbiamo trovata.

Roberto CHIRIZZI
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