MARIA ROSARIA COSMA

COLTIVARE LA RINASCITA: IL GIARDINO DI MARIA

In questo tempo di rinascita primaverile i nostri giardini risaltano di luce, di fiori, di erbe aromatiche. Non si tratta delle belle ville e villette, spesso gestite da abili giardinieri, ma dei nostri semplici giardini, gli “ortali”, posti solitamente in fondo alle nostre case, luoghi di intimità, di riposo, dove emerge l’identità di chi vi abita e li coltiva.

Fin dall’ingresso della casa di Maria assapori il sentore del suo giardino nel prezioso altarino con la statua della Madonna e il bouquet di gigli e calle che Maria allestisce in segno di devozione alla Madre di Dio. Sono i fiori più eleganti delle sue aiuole, i primi della bella stagione che la pianta regala in segno di gratitudine per le cure che la vestale del giardino gli tributa.

Attraverso la cucina si accede al giardino, all’hortus conclusus, illusione di paradiso, racchiuso da mura a cui l’assenza di intonaco ha regalato un’aura grigia di fascino antico.

Un ampio e fiorito invito fa da ingresso all’imbocco del viale di agrumi impreziosito in lontananza da uno scorcio del campanile barocco della nostra Chiesa Madre. Ai lati un tripudio di piante traboccanti di fiori che Maria ha messo a suo tempo a dimora seguendo una coreografia casuale e giocosa. Si distinguono addossate al muro le calle dagli steli alti ed eretti con all’apice le ampie brattee che racchiudono l’eccentrica infiorescenza gialla.

I gigli di Sant’Antonio spiccano in tutto l’ortale a cadenza saltuaria con la loro candida e profumata corolla. Chi non ama questo fiore che indossa un abito tanto esclusivo e prezioso che “neanche Salomone in tutta la sua gloria vestiva come uno di loro”? L’eloquenza del suo simbolismo ha fatto sì che l’immaginario sociale lo associasse alla rappresentazione del sacro, tanto che le figure di molti santi e sante vengono tradizionalmente accostate al simbolismo liliale e alle grandi e archetìpiche profondità del suo universo di senso.

Chi ha la mia età ricorda che il giorno della Prima Comunione ai bambini veniva messo un giglio fresco tra le mani, chiara allusione alla fanciullesca innocenza.

I nostri giardini nella loro bellezza conservano anche una funzione di utilità domestica, a questo scopo non sfugge nemmeno il lussureggiante giardino di Maria, che da un lato all’altro delle grigie pareti ha installato i lunghi fili di ferro per stendere il bucato, con le molle sempre attaccate, fitte o distanziate, qualcuna rotta e rimasta lì, penzolante, da uno degli anelli tensori che trattiene ormai solo uno dei due legnetti.

Faccio notare a Maria che forse sarebbe meglio dotarsi di uno o due moderni stendibiancheria per eliminare dalla vista quello che a me sembra disturbare la bellezza del giardino; quegli stracci per lavare i pavimenti appesi al filo che incombe sulle aiuole conferiscono una dissonanza caotica con la splendida rosa, rosa chiaro, altera regina in trono.

Maria difende quella sua abitudine dimostrando che gli stendini non permettono una completa esposizione del bucato al sole, quindi una loro più igienica asciugatura. Non posso che darle ragione, il giardino a ben guardare rimane pur bello, con quel distintivo identitario.

La saggezza, il buon senso, la tradizione, l’esperienza sanno ricomporre e riunificare in una sintesi perfetta confusione ed ornamento, nel rispetto assoluto di tutte le leggi che regolano il mondo e il suo ordine, la sua bellezza.

Facebook