Francesca COLELLI
«La nostalgia è negazione, la negazione di un presente infelice e il nome di questo falso pensiero è Sindrome dell’Epoca d’Oro». Così si afferma nel sublime film di Woody Allen, “Mezzanotte a Parigi”, per esprimere quel difetto romantico di miticizzare un passato ormai sfuggito dalle mani della storia, di riscrivere, assecondando il desiderio di evadere da una realtà spesso complicata, le pagine del passato, strappando dal libro quelle più nere per rifletterci nello specchio di un tempo puro ed eterno.
Eppure, nonostante conosca il trucco celato dietro questa magia, mi capita di rivivere nei racconti di una Casalabate lontana, con distese di sabbia più grandi da cui osservare come il cielo e il mare si toccano, con docce e cabine a costellare la spiaggia, con rotonde affollate di ragazzi “figli delle stelle” sotto cui ballare al ritmo di amori e amicizie che nascono dalla musica di un juke-box, al tramonto, perché la sera era ancora una porta chiusa a chiave.
Forse, però, occorre togliersi dalle spalle le catene della Sindrome dell’Epoca d’Oro per costruire qualcosa di nuovo, uno spirito che non emuli quello passato ma corra ancora più veloce di quello futuro. Aggregare è una sfida complessa, un compito da svolgere con un lavoro meticoloso, ma non esiste nessun luogo che attiri a sé più di quanto ha sempre fatto il mare.
E oggi, come 40 anni fa, in quel mare, nuota la voglia di noi giovani di divertirci sotto il sole in stabilimenti ricchi di servizi e di musica, di riunirci, dopo l’ultimo tuffo, in piazze gremite e luoghi di svago, che ci illudano che intorno a noi c’è solo un’estate senza fine. Casalabate è casa, al pari di Trepuzzi.
Custodisce i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, i caldi giorni sotto l’ombrellone e quelli rapiti dalla tramontana, le notti finite con un inno all’alba. Accade troppo spesso però che quel legame, con il trascorrere degli anni, si affievolisca, che si preferiscano altre mete, che ciò a cui eravamo abituati non sia più abbastanza.
Per questo motivo, l’unico modo per essere ancorati al nostro porto diventa guardare e costruire anche con un occhio nuovo, quello di noi ragazzi, affinché si generi in modo naturale il pensiero di Casalabate quando si parla di praticare sport, di alleggerire le proprie giornate con un pranzo o una cena fuori, di ballare, di trovare ciò che è a noi più affine, senza dover cercare altrove.
Forse non serve alcun setaccio con cui cercare l’oro nei molteplici fiumi delle epoche della storia. Forse l’epoca d’oro sta iniziando adesso, con un progetto coerente e attento, e così torneranno a brillare le stelle di sempre e una musica nuova tornerà a cantare con il respiro del mare.
