MARZO DI RIFLESSIONE
Sono Alice Potì, classe ’93 e ho sempre creduto nella libertà come partecipazione. Per questo la mia strada ha da sempre incrociato l’attivismo, non sopporto la pigrizia dell’indifferenza. Da ultimo dal 2017 faccio parte della Commissione per le Pari Opportunità (CPO) del Comune di Trepuzzi.
Sono stati tantissimi i progetti ideati e realizzati negli anni, insieme all’amministrazione e alle mie compagne della CPO, per la promozione delle pari opportunità.
Quest’anno il mese di marzo ha visto protagonista un progetto socio-culturale dedicato alla comunità di Trepuzzi e non solo, “Itinerario Donna”, inteso a promuovere azioni per contrastare la violenza di genere e la prevenzione della stessa, attraverso programmi come quelli pensati da Donne al quadrato e dalla Global Thinking Foundation, aperti a tutti e a titolo gratuito.
Bibliò, la biblioteca comunale, ha accolto questi corsi dedicati alla pianificazione finanziaria e familiare e alla digitalizzazione, con il fine di contrastare, attraverso l’informazione, situazioni di isolamento delle donne vittime di violenza e rendere possibile l’inclusione non solo sociale, ma anche economic
“Itinerario Donna”, che ha visto partecipi anche altri eventi culturali con l’ausilio di strumenti come il teatro, il cinema, la letteratura, la musica, ha colorato il mese di marzo. Ma si propone di guardare oltre, fissando un calendario di azioni concrete costanti nella nostra comunità, grazie alla sinergia delle istituzioni e di tutti gli organismi che si impegnano ogni giorno per la parità di genere. Lo scopo è quello di rendere la ricorrenza dell’8 marzo non solo un momento di riflessione, ma soprattutto di educazione delle nuove generazioni alla sensibilità verso temi così importanti, purtroppo ancora attuali, sviluppando una crescita che sia lontana dagli stereotipi di genere.
La cultura che cerchiamo di promuovere è quella dell’uguaglianza al di là dell’egualitarismo. Il nostro art. 3 della Costituzione sancisce tale principio, prevedendo al suo comma 1, la cosiddetta uguaglianza formale: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Accompagnato poi dal suo pragmatico comma 2, che sancisce la cosiddetta uguaglianza sostanziale: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Sono due le domande inevitabili per condurre una riflessione analitica sull’eguaglianza: fra chi e in che cosa. E perché questo principio è importante per noi donne. L’eguaglianza non significa egualitarismo, perché non è possibile e non è auspicabile qualcosa di identico a qualcos’altro, ma l’eguaglianza è un principio che implica la diseguaglianza, che non ignora le differenze tra gli esseri umani, in virtù dei caratteri, del genere, nonché delle condizioni fisiche e mentali, anzi, le riconosce, le valorizza e soprattutto le rispetta.
Questo è uno dei presupposti da cui dover partire per portare avanti l’educazione alla parità di genere, rendendo meno utopica questa rivoluzione culturale. Dalla parte dei diritti, sempre.
Alice POTÌ