IL SALENTO IN VETTA AL MONDO
Ironico e leggero, ma allo stesso tempo profondo e concreto.
Ho sempre apprezzato chi riesce a fare di un ossimoro il mix vincente di aggettivi che si incastrano perfettamente. E l’uomo di cui tutti parlano nell’ultimo periodo ne è l’esempio per eccellenza: Fefè De Giorgi, l’allenatore dell’Italvolley che ha portato la Nazionale sul tetto del mondo.
Sessantuno anni, nato e cresciuto a Squinzano, vive a Trepuzzi. Ma non ama i campanilismi. Preferisce unire, piuttosto.
Un uomo che in poco tempo ha regalato alla Nazione le vittorie di cui aveva bisogno per mostrare che l’Italia c’è, è forte, è valida. Dietro una grande squadra, c’è sempre un grande uomo e De Giorgi si è mostrato un condottiero meritevole del suo posto.

E noi, da salentini, sentiamo di condividere la gioia di questo grande successo con lui. Ho avuto il piacere di intervistarlo e condivido con voi, amici di DiRitorno, Quell’interessante chiacchierata.
Da giocatore ad allenatore. Tante vittorie, tanti successi. Cosa si prova ad avere una carriera così ricca di soddisfazioni?
Quando si raggiungono risultati del genere, la soddisfazione è immensa. È chiaro però, devo dirlo, che ogni carriera è fatta anche di sconfitte, non è tutto in discesa. Sono poco piacevoli e difficili da affrontare, ma è proprio in quei momenti che si costruisce.
Lei è un vincente\vincitore sul campo. Pensa che ci sia un modo per vincere anche nella vita?
Con il tempo ho maturato un’idea tutta mia della vittoria. Avere l’atteggiamento vincente non significa sempre vincere. Si partecipa in tanti, ma ne vince solo uno e questo non significa che gli altri hanno lavorato male. Comprendere i problemi e affrontarli cercando di trovare soluzioni, come gli sportivi, anche nella vita di tutti i giorni: è così, dal mio punto di vista, che una persona si può considerare vincente.
Com’è stato tornare nel Salento dopo la vittoria? Sentire l’affetto della gente del posto…
È bellissimo. L’affetto dei salentini è ciò di cui ho bisogno per ricaricarmi. Lo dico sempre: non ho mai voluto cambiare residenza. Prima a Squinzano, ora a Trepuzzi. Non ho mai pensato di lasciare il Salento, ci sono troppo legato e ritornerei sempre qui, per tanti motivi.
Cosa porta via dalla sua terra ogni volta che, per qualsiasi motivo, parte?
Quello che nel resto del mondo non riesco a trovare: i colori, la luce, i profumi. Quando sono stato in Russia, dove ho allenato per un periodo, però, ho portato con me tre cose concrete: olio, frise e caffè. Solo così sono riuscito a sopravvivere al rigido inverno russo.
Qualche giorno fa ha ricevuto la massima onorificenza comunale, la “Trepuzzi d’Onore”. Cosa ha significato per lei questo e qual è il suo legame con il paese?
L’onore è tutto mio. I miei concittadini mi rivolgono affetto e stima, mi dedicano del tempo. Pur essendo nato e vissuto a Squinzano, sento l’amore di Trepuzzi, dove risiedo. Avendo fatto Europei e Mondiali, preferisco evitare ogni forma di campanilismo, vedendo il tutto in un’ottica molto più ampia. Mi piace quindi pensare che il Salento, la Puglia tutta sia orgogliosa dei nostri risultati e di quello che stiamo facendo a livello italiano, europeo e ora anche mondiale.
Un capitolo di storia sportiva si è dunque ormai chiuso e chissà quali nuove pagine si scriveranno. Una cosa però è certa: noi, faremo il tifo per lui.
Mariafrancesca ERRICO