Si avverte una qualche forma di bellezza quando osserviamo rinascere ciò che sta intorno a noi, un filo sottile che ci porta dal desiderio alla felicità.
Una parte di noi rimane ancorata alle storie di ieri, ma conosce bene la volontà di scrivere un racconto nuovo, l’importanza di volgersi al domani. D’altronde, come si legge in una delle famose intuizioni di Pablo Picasso, “un atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione”.
Distruggere per creare, demolire per costruire. A Casalabate sono iniziati quasi due mesi fa i lavori del progetto di riqualificazione di quel tratto di litorale da cui per anni non si era riusciti a trarre tutto il potenziale.
Gli interventi hanno preso il via dalla demolizione di un vecchio stabilimento balneare e continuano con opere di difesa del suolo, di rimozione del rischio idrogeologico, di riforestazione, di rigenerazione paesaggistica di quelle aree di interesse turistico-culturale, dalla campagna fino alla zona abitata della marina: piazza Lecce, piazza Padre Pio, l’area mercatale, l’area tra l’abitato e la spiaggia sono alcuni dei punti che si intendono rinnovare, mettere in collegamento, implementare con altri servizi, come una nuova pista ciclabile. I lineamenti di Casalabate muteranno, un po’ alla Benjamin Button, fermando per un attimo il tempo per poi scorrere indietro, per ringiovanire, e noi forse riusciamo già ad immaginarli, ad avvertili come se ci fossero già familiari. Una nuova piazza, un nuovo lungomare, una nuova prospettiva da cui osservare l’orizzonte, il mare, ma anche per guardare al paese, per viverlo appieno, in ogni stagione dell’anno: la presenza più assidua di residenti, un minor stato di abbandono, un incremento dell’occupazione, un aumento delle attività commerciali, ludiche, sportive, sono tutti disegni che speriamo prendano presto vita. È un progetto ambizioso ma concreto, che necessita di tempo ma che fa rinascere la voglia di anelare al futuro, di sentirsi parte di una comunità che sta vivendo un importante momento di transizione del posto che chiama casa. Ricostruire è un atto coraggioso perché significa prendere le misure di qualcosa che ancora non si può conoscere ma è anche un atto necessario perché quando lo immaginiamo in modo vivido davanti a noi non possiamo far altro che andargli incontro.
Francesca COLELLI