VERSO UN NUOVO FUTURO COMUNE
Assessore alle aree periferiche e rigenerazione urbana, PNRR, innovazione tecnologica.
Sarà la primavera, per antonomasia la stagione della rinascita e della natura, con la sua esplosione di colori e le sue giornate sempre più lunghe, sarà il tepore confortevole del sole che finalmente si fa sentire, saranno i tanti giorni di vita sospesa, le restrizioni e limitazioni tanto a lungo patite, l’ansia che ci ha soffocato, l’incapacità di immaginare una via di uscita.
Fatto sta che c’è nell’aria una voglia di riprendere in mano le redini delle proprie vite, tornare a socializzare e riempire gli spazi del vivere di una comunità, respirare, camminare, progettare e sognare. C’è voglia di rinascita e di futuro!
Anche la politica ha finalmente rimesso in cima alle priorità il futuro della società ma per farlo serve un cambio di paradigma: occorrono nuove regole e nuove politiche che contemperino il rilancio della crescita economica con lo sviluppo sociale.
Si è così tornati a parlare di investimenti, modernizzazione, digitalizzazione, semplificazione, transizione ecologica, qualità della vita, inclusione e coesione, formazione e ricerca, salute e benessere, work life balance.
Il tutto nella consapevolezza di dover incedere a grandi passi in avanti, con decisione e tempestività. Ora o mai più. E le ingenti risorse stanziate dall’Europa attraverso lo strumento finanziario del Next Generation Eu, meglio conosciuto in Italia con l’acronimo PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ovvero lo strumento attuativo del NGEU, che congiuntura internazionale e penuria di organico degli Enti permettendo, cominciano ad essere percepite finalmente non come un semplice sostegno alla crisi, ma piuttosto come un investimento per il futuro, per le nuove generazioni, per costruire il mondo che verrà, con una visione rinnovata che abbia come fil rouge la responsabilità sociale e la sostenibilità nelle sue molteplici accezioni e sfumature.
Perché tutto ciò sia percorribile c’è bisogno però anche di un pensiero nuovo, come scrive Morin, di un pensiero e di un sapere che abbiano il senso della complessità e delle interrelazioni: non un pensiero che «separa e compartimenta» inducendo alla marginalizzazione delle persone, ma un pensiero che consenta di accedere a una visione inclusiva, per poter tessere nuove solidarietà.
La psicologa Federica Gaspari scrive: “Lo ‘star bene’ delle persone non si limita ora al soddisfacimento dei bisogni materiali, ma sempre più di quelli immateriali e relazionali. E l’idea di welfare che ha finora informato il nostro senso di “felicità sociale” non può fermarsi alle fasce più deboli, ma deve investire la qualità di vita di tutte le componenti della popolazione (…) E questo richiede un’etica esigente, alla quale non vogliamo sottrarci.”
A noi la sfida allora, con indomito e instancabile coraggio, cuore libero e pensiero aperto…Verso un nuovo futuro comune.